Dolcetto d'Alba DOC
Affinamento
Affinamento in acciaio inox, imbottigliamento nella primavera successiva. Commercializzazione a partire da inizio estate.
Caratteristiche organolettiche
Di bella veste e color rosso rubino intenso, con sfumature violacee, ha un profumo vinoso, a volte fruttato, il sapore è asciutto, di buon corpo, gradevolmente amarognolo.
Note
Questo vino, per chi non lo conosce, si rivela un’autentica sorpresa: il suo nome può ingannare ed indurre il neofita a crederlo un vino da dessert, perché “dolcetto”. In verità il nome è stato attribuito nelle Langhe, pensando più all’uva che al vino; infatti è sempre stata l’uva da tavola delle nostre colline, offerta in autunno, con le pere di stagione ed i marroni bolliti delle vicine valli alpine. Gianni Brera, storico giornalista del Guerin Sportivo e de La Repubblica, in una lettera dell’Agosto 1979, a questo proposito ci scrive: “Ho stappato qualche vostra bottiglia. Il dolcetto mi ha incantato. È molto solido, serio, senza cipiglio. Una vera barbarie ne giustifica il nome, peraltro sospetto: i vostri antenati pronti davanti al corposo barbera, debbono essersi inteneriti e l’hanno chiamato con un vezzeggiativo: come doveva essere ercolino per i romani”
Affinamento in acciaio inox, imbottigliamento nella primavera successiva. Commercializzazione a partire da inizio estate.
Caratteristiche organolettiche
Di bella veste e color rosso rubino intenso, con sfumature violacee, ha un profumo vinoso, a volte fruttato, il sapore è asciutto, di buon corpo, gradevolmente amarognolo.
Note
Questo vino, per chi non lo conosce, si rivela un’autentica sorpresa: il suo nome può ingannare ed indurre il neofita a crederlo un vino da dessert, perché “dolcetto”. In verità il nome è stato attribuito nelle Langhe, pensando più all’uva che al vino; infatti è sempre stata l’uva da tavola delle nostre colline, offerta in autunno, con le pere di stagione ed i marroni bolliti delle vicine valli alpine. Gianni Brera, storico giornalista del Guerin Sportivo e de La Repubblica, in una lettera dell’Agosto 1979, a questo proposito ci scrive: “Ho stappato qualche vostra bottiglia. Il dolcetto mi ha incantato. È molto solido, serio, senza cipiglio. Una vera barbarie ne giustifica il nome, peraltro sospetto: i vostri antenati pronti davanti al corposo barbera, debbono essersi inteneriti e l’hanno chiamato con un vezzeggiativo: come doveva essere ercolino per i romani”